Come facilitare l’autostima in tuo figlio

Come facilitare nei figli la fiducia in loro stessi in modo che possano sbocciare e dare frutto a tutte le loro competenze?

Ecco alcuni suggerimenti che possono essere preziosi per aiutarli a crescere nella propria autostima:

  1. Non usare un linguaggio giudicante. Concentratiamoci sulle osservazioni piuttosto che sulle valutazioni. Quando non ci piacciono i comportamenti dei nostri figli invece che dire “Sei uno che non ha voglia di fare niente” che rappresenta una valutazione proviamo a osservare: Quando si comporta così? Sono comportamenti che si riferiscono a situazioni precise? Sono espressioni di un sentimento oppure vogliono suscitare una forma di attenzione? Come risuonano in noi quei comportamenti? Se li sentiamo fastidiosi è inutile applicare il consiglio che molto spesso viene dato ai genitori: “Fai finta di niente gli passerà oppure lascia che si arrangi, deve imparare a farcela da solo”. Forse è più opportuno essere onesti e dirgli chiaramente quello che sentiamo dicendo ad esempio: “Quando vedo che è sera e non hai … mi sento preoccupata e stanca nel fare tutto. Vorrei che tu mi aiutassi facendo … Cosa ne dici?” . In questo modo i limiti sono fondati in un contesto di relazione dove sgombriamo il campo dai giudizi sull’altro (sei un disordinato …)  ma con la frase: “ Cosa ne dici?” Ci interessiamo alle suo sentire e lo invitiamo ad aprirsi ad esprimere le sue difficoltà. Nella relazione con i bambini e i ragazzi questa qualità d’interazione senza giudizi, mi ha aiutato molto a capire qual era l’ostacolo all’apprendimento di una nuova competenza che poteva essere quella di riordinare i giochi o di fare i compiti. Mio figlio faceva fatica a capire come organizzare la sua giornata, una bambina che seguivo aveva paura di non essere all’altezza dei compiti assegnati e li nascondeva. I bambini e i ragazzi fanno il meglio che possono per affrontare le loro difficoltà, a volte con modi inefficaci ma che a loro sembrano plausibili in quel momento, nessun bambino non vuole essere capace, è sempre bene capire qual è l’ostacolo che glielo impedisce.
  2. Proviamo a metterci nei loro panni. Quali potrebbero essere le ragioni di nostro figlio quando fa o dice qualche cosa che ci infastidisce?
  3. Valorizziamo gli errori. Viviamo in una società in cui c’è poco spazio per valorizzare gli errori. Siamo troppo impegnati a giudicare cosa è giusto e cosa è sbagliato. In realtà gli errori non parlano del valore di noi stessi. Non valiamo di meno perché commettiamo degli errori o di più se non ne facciamo. L’errore è un elemento di crescita, ci insegna qualcosa. Ci insegna la strada da perseguire per raggiungere ciò che desideriamo. Molte scoperte scientifiche e arti sono nate da qualcosa che inizialmente erano un errore. Osservando attentamente un errore possiamo concentraci su quali abilità occorre esercitare per sentirsi più sicuri.
  4. Ascoltiamo le emozioni invece di fuggirle. L’ansia, la frustrazione, la paura sono sentimenti che possono assalire grandi e piccini alle prese con le sfide della vita. Più si fugge da queste emozioni e più diverranno sempre più grandi e ci sembreranno insormontabili. Accoglierle invece vuol dire prendersene cura. Ascoltarle può fare la differenza: Quanto è grande la sua ansia o la sua paura? Come la sente arrivare? Dove la sente nel corpo? Gli sudano le mani? Diventa agitato? Che cosa pensa potrebbe accadere di tanto terribile? Se diamo il tempo all’ansia, alla paura, alla rabbia ecc.. di rivelarsi scopriremo che le emozioni sono come un’onda: possono arrivare come cavalloni che ci travolgono, ci bagnano e poi si spengono. Comprenderle vuol dire non minimizzarle, non liquidarle con qualche frase incoraggiante. La nostra presenza come genitori può aiutare i nostri figli gradualmente a saperle riconoscere e poi gestire. Iniziando da noi stessi dalle nostre ansie, perché se non impariamo noi a essere consapevoli di quello che proviamo, sarà difficile non riversarle sulle persone che ci stanno accanto. Nel qual caso sentiamo di non riuscirci da soli c’è sempre la possibilità di contattare la tua Pedagogista di fiducia.
  5. Lasciamo che facciano da soli tutto ciò che sono in grado di fare. Maria Montessori diceva di non sostituirsi a loro. Altrimenti il messaggio che arriva è che non sono in grado di farlo. Ogni volta che facciamo qualcosa al posto di un altro, gli impediamo di scoprire di saperlo fare da solo. Lasciamo invece che mangino da soli, si vestino in autonomia e svolgano alcuni incarichi. Mostriamo come si fà piuttosto che dirgli cosa fare. Se possibile non correggiamo gli errori, ne rifacciamo il suo lavoro in sua presenza, ma accettiamo benevolmente quello che sono in grado di fare in quel momento. Se ce ne fosse bisogno, proviamo a mostrarglielo di nuovo in un altro momento quando ci sembra pronto ad ascoltare.
  6. Quando litigano tra loro invece di intervenire immediatamente per sistemare le cose, impariamo a fare un passo indietro, aspettando di vedere se riescono a mettersi d’accordo da soli. La nostra fiducia consoliderà le loro competenze sociali.
  7. Esprimiamo apprezzamento per tutto ciò che ci rende felici dei nostri figli, ma non attraverso i giudizi: “Sei stato proprio bravo!” ma con empatia: “Sei proprio soddisfatto del lavoro che hai fatto!” oppure: “Apprezzo Giorgio l’aiuto che mi stai dando, grazie!”. Quando parliamo di come ci sentiamo quando fanno qualcosa che gradiamo o empatizziamo con quello che provano loro la comunicazione cambia e non c’è più il giusto e lo sbagliato e il bravo o cattivo ma ci connettiamo che con i sentimenti e i bisogni dei grandi e dei piccoli.

 

Giuditta Mastrototaro