Cosa favorisce o ostacola l’apprendimento?

I genitori sono interessati al successo scolastico dei propri figli e desiderano fare tutto il meglio per favorire e non ostacolare l’apprendimento. Le problematiche dell’insuccesso scolastico come scarso rendimento o interruzione del curriculum scolastico sono il segnale di allarme  per la famiglia e per gli insegnanti che qualcosa non sta funzionando.

All’interno della letteratura sull’insuccesso scolastico possiamo individuare nessi tra lo sviluppo del linguaggio, l’appartenenza socio culturali, lo sviluppo percettivo e il successo scolastico.

Sembra che uno codice linguistico elaborato produce migliori prestazioni scolastiche di alunni con un codice linguistico ristretto come ad esempio alunni stranieri.

L’appartenenza socio culturale è un altro elemento predittivo del successo scolastico. Le ricerche mostrano che figli di genitori con un livello culturale alto hanno figli che hanno prestazioni scolastiche maggiori di figli di genitori con un livello culturale basso.

Altro elemento importante che si sta approfondendo sempre più in questi ultimi anni è l’osservazione delle capacità percettive degli alunni ossia il modo in cui percepisce il mondo, apprende ed elabora le informazioni l’alunno.

Tutti questi elementi sono importanti per pensare a  progetti educativi individualizzati e personalizzati che tengano conto della soggettività e della peculiarità di quel bambino o di quel ragazzo.

In realtà nessun bambino o ragazzo vuole andare male a scuola, nella mia esperienza mi è capitato di vedere invece bambini e ragazzi che si arrendono alle immagini che gli adulti hanno di loro.

Queste immagini possono essere sottovalutanti come: “E’ distratto”, “Non gli interessa nulla della scuola”, “Non è capace” ecc.

Altri atteggiamenti invece con l’intento di aiutare, trasmettono sfiducia nella capacità dell’alunno come: fare i compiti organizzare il materiale e la cartella al posto loro, farsi  carico di integrare tesine, temi, ricerche con cospicue aggiunte elaborate dagli adulti, oppure fare richieste generiche come: “Impegnati di più, non sei stupido!” senza comprendere qual’è il problema e senza offrire strumenti diversificati che possano aiutare il bambino e il ragazzo a trovare un modo efficace di apprendere.

Spesso desideriamo che i bambini o i ragazzi non solo facciano i compiti ma proprio nel modo con cui li avremmo fatto noi adulti. Le aspettative degli adulti possono minare la motivazioni e l’interesse allo studio, oltre che ledere la loro autostima, perché gli comunica che non sono abbastanza bravi o  in grado di farcela senza il nostro aiuto.

In sostanza quando emergono difficoltà scolastiche, tanti possono essere gli elementi che concorrono a rendere difficile l’apprendimento. Non basta avere una diagnosi DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) o fare delle ripetizioni per eliminare gli ostacoli che impediscono al bambino o al ragazzo di apprendere.

Allora su cosa occorre puntare per favorire il successo scolastico?

La relazione. James Comer sostiene che non ci può essere apprendimento significativo senza una relazione significativa. Un bambino o un ragazzo che ha un rapporto conflittuale o di passività con gli adulti sarà un alunno che non riesce a rispettare le regole scolastiche mostrandosi reattivo o un alunno che non mostra interesse mostrandosi passivo. Il maestro diceva la Montessori è quello che non sta davanti ai suoi alunni, ma quello che sta dietro ai suoi alunni, che impara da loro osservandoli. Inoltre i bambini e i ragazzi non imparano da adulti che a loro non piacciono.  La chiave dell’apprendimento è essere immersi in un clima di accoglienza e di stimoli che possano rendere partecipante attivo l’alunno all’apprendimento e aiutarlo a scoprire il piacere di apprendere.

Lo sviluppo delle competenze sociali sono apprendimenti trasversali allo studio ma importanti perchè la collabaorazione, la considerazione, il rispetto reciproco, l’empatia si sviluppano quando si favorisce all’interno della classe o della famiglia  un clima di cooperazione piuttosto che di competizione.

L’autoconsapevolezza ossia la capacità di osservare e auto valutare il proprio lavoro in modo che ognuno possa accogliere l’errore come uno strumeto di crescita e non di falimento. Non si può sbagliare si può solo imparare.

Le risorse. Noi tutti siamo un progetto di apprendimento da quando veniamo al mondo. Quello su cui dobbiamo concentrarci per aiutare i bambini e i ragazzi nei loro apprendimenti è avere sì un quadro chiaro delle loro difficoltà e per questo ci aiutano le diagnosi, ma poi lavorare sulle loro risorse. Ogni essere umano desidera realizzare le proprie potenzialità, per cui possiamo guardare al bambino o al ragazzo non come risultati raggiunti ma come potenzialità ancora da esprimere. Le risorse più importanti di ogni persona sono: l’autostima che aiuta a distingure tra un compito sbagliato e l’essere sbagliato,  la forza resiliente ossia la capacità di tenere testa alle sfide della vita e la gestione delle proprie emozioni di fronte ai fallimenti che in un primo momento possono farci vacillare ma poi sono esperienze evolutive che ci fanno crescere e imparare.

Sviluppare un metodo di studio pensato prorpio per lui. Ho lavorato tanti anni con bambini e ragazzini in disagio scolastico. La prima cosa da fare è scoprire il modo in cui il bambino e il ragazzo apprendere e partendo da lì è possibile poi trovare un modo di studiare nel rispetto delle sue competenze, inclinazioni e vissuti.

Se ci approcciamo ai bambini e ai ragazzi con empatia, scopriremo che non c’è niente che possiamo insegnare a loro senza restituire fiducia a ciò che hanno già dentro di loro.

Giuditta Mastrototaro