Essere famiglia

Essere famiglia vuol dire essere aperti, accogliere abitudini differenti di lei e di lui, fare posto a un figlio e poi a gli altri che arriveranno, ospitare amici,  nonni, zii, compagni di giochi, di scuola e anche i nostri animali.

La famiglia è il desiderio infinito di tutti di essere amati che fa i conti con le umane capacità di amare di ognuno. E’ un paradosso tra i bisogni più profondi che fanno i conti con il reale e il limite, per questa ragione la famiglia non può essere perfetta, è sempre imperfetta e sempre tesa verso una crescita, un’evoluzione.

La famiglia perfetta non esiste perché la realtà è sempre in divenire, alle prese tra una fase di crisi, un momentaneo equilibrio e una fase di sviluppo. Ci sono varie fasi familiari studiate dalla psicologia dei cicli della vita che descrivono la famiglia da coppia, all’essere genitori di bambini e poi di ragazzi, fino ad arrivare alla fase del nido vuoto.

Per “fare” famiglia accorre allora essere disposti ad accettare le sfide che la vita ci porterà, mettersi nella dinamica del cambiamento che ci spinge a crescere tutti insieme. Famiglia vuol dire allora accogliersi l’un l’altro in un movimento circolare di reciprocità e non sforzo unilaterale verso qualcuno.

Ognuno di noi può giocarsi il suo ruolo familiare partendo dal suo sé, per aprirsi a qualcosa di più grande che è possibile realizzare solo insieme agli altri, attraverso i valori del rispetto reciproco, dell’empatia, dell’amore, della cooperazione e della solidarietà.

Se passiamo dal concetto di famiglia nucleare ripiegata su se stessa, al concetto di famiglia aperta siamo capaci di condividere i valori germogliati in famiglia, nelle relazioni fuori da essa e contribuire a creare quel clima di famiglia aperta e accogliente nel mondo.

Le relazioni familiari sono generative quanto più si giocano le diversità: di genere, di età, di vedute ecc. Il filosofo Eraclito definiva il principio generativo dell’universo: “L’armonia dei contrari”. Allora se tutto l’universo deriva da spinte opposte e complementari anche nella famiglia piccolo universo sociale si sperimentano: il senso di potenza e il senso di fallimento, la libertà e i limiti, la crisi e la crescita, la vita e la morte, le ferite  e la rinascita.

La famiglia è anche il luogo in cui imparare a perdonare, perché senza perdono non possiamo lasciare che il passato sia passato, ma finiamo per sentire quel sapore amaro che torna ogni giorno nel presente.

Le relazioni familiari sono il nostro primo laboratorio sociale, è in base a come siamo stati trattati da bambini che vediamo il mondo come ospitale o inospitale, è in base alle relazioni che abbiamo vissuto nella nostra infanzia che proviamo fiducia o sfiducia  in esse. La famiglia è quel luogo in cui sperimentiamo l’amore incondizionato, la gratuità, il non fermarsi al dovuto.

La famiglia non è un nido. È un nodo che ci lega gli uni con gli altri, tra coniugi, tra genitori e figli e tra le generazioni. E’ un nodo di una rete più ampia che si sviluppa tra chi ci ha preceduto e chi ci seguirà. A questa rete di relazioni tutti contribuiscono a creare quel tessuto che in alcuni punti è traspirante e solido e ci sostiene e in altri punti è formato con maglie troppo larghe o aggrovigliate  che ci fanno cadere.

Scegliamo allora di vivere in famiglia con meno preoccupazioni che ci soffocano o troppa poca cura che ci fa cadere ma sosteniamoci reciprocamente con quell’empatia che ascolta, accoglie, apre alla crescita, al movimento e contribuisce a intessere quei nodi nella rete chiamata: famiglia.

Giuditta Mastrototaro

Potete ascoltare l’articolo anche sul canale youtube: https://youtu.be/UcqFJdmfksE