Il conflitto tra genitori e figli adolescenti è fisiologico e non patologico.

La cosa che mi sorprende è che spesso si tende ad affrontare le divergenze con gli adolescenti non come una tappa educativa ma come se ci fosse un colpevole che è causa dei conflitti. E’ forse colpa del papà che non è abbastanza presente? E’ colpa della mamma che gliele da tutte vinte? E’ colpa dell’insegnante che è troppo esigente? E’ colpa del ragazzo che ha qualcosa che non va?

Educare non vuol dire trovare il colpevole. Anzi, tanto più ci impegniamo a cercare qualcosa che non va, tanto più lo troveremo. L’adolescenza è una naturale tappa educativa di crescita che comprende l’atteggiamento di essere contro a tutto e a tutti a prescindere.  Essere “contro” vuol dire che tanto quanto desidero essere accettato dagli altri, allo stesso tempo desidero distinguermi per poter esprimere chi sono veramente.  Questo passaggio è naturale e sano, come genitori e educatori dobbiamo preoccuparci se ciò non accade. In sostanza fa più pensare una pedagogista un ragazzo/a sempre accondiscendente che non un adolescente che  esprime i suoi dissensi.

L’educazione non è un tribunale attraverso il quale assegnare la punizione giusta o la pena esemplare da dare a chi non rispetta le regole. Nessuno cresce armoniosamente nel giudizio, nella vergogna e nella colpa. Per crescere si ha bisogno invece di cura, di spazio e di rispetto anche delle regole ma condivise e non imposte.

L’approccio di una pedagogia basata sull’empatia è quello del dialogo nel quale incontrare l’altro sul piano del proprio sentire. L’adulto in questo modo può divenire una risorsa per l’adolescente perché intesse un confronto che supera le visioni nette dell’adolescente “o sono bello o sono brutto” ma abbraccia  le armonie, le sfumature con cui guardare alle cose e le potenzialità che ogni situazione può aprire. Il compito educativo di ogni adolescente è allora quello di esercitare il suo pensiero astratto in famiglia, a scuola e in svariati altri contesti parlando di valori, di significati della vita e del contributo che ognuno porta al mondo.

Se fino ai dieci/undici anni poteva anche funzionare un approccio nel quale il genitore diceva al figlio cosa fare, ora è urgente che lasci il posto ad un nuovo piano educativo e ad un nuovo equilibrio che non può più essere lo stesso di quando era bambino, ma è una graduale distanza che l’adolescente percorre per scorgere l’umanità, la fragilità e le potenzialità che ci sono in ogni relazione.

Per queste ragioni è importantissimo per ogni genitore, educatore lasciare aperte le occasioni d’incontro ed evitare di essere licenziati. Questo termine è stato coniato dallo psicologo Thomas Gordon negli anni’70 nel suo libro Genitori efficaci. A tal proposito scrive: “Sempre più frequentemente, i figli licenziano i propri genitori. A mano a mano che si avvicinano all’adolescenza essi congedano i genitori, li respingono, recidono la relazione con  loro”.

Per evitare tutto ciò occorre ritagliarsi uno spazio, un contenitore, un contesto nel quale condividere un atteggiamento di ascolto reciproco. Noi adulti siamo responsabili di preservare questo spazio di ascolto e di dialogo che può essere ad esempio la cena o un qualunque altro momento della giornata in cui tutta la famiglia si riunisce ogni giorno.  In tutte queste occasioni si ha la possibilità di riscoprire con occhi sempre nuovi, chi è il ragazzo o la ragazza che abbiamo di fronte.  Ci stupiremo di scoprire che anche quando un adolescente usa parole dure come ad esempio: “tanto tu non capisci niente!”, quello che vuole esprimere in realtà sono le sue emozioni. Allora più che concentriamoci sulle parole che dice, poniamo attenzione su cosa prova in quel momento. Si sente frustrato? Scoraggiato? Ha bisogno di rispetto? Di autonomia? Di fiducia?

Se incontriamo l’altro sul piano di ciò che prova lo possiamo riconoscere competente riguardo al suo sentire, possiamo coltivare la fiducia nella relazione e aprirci a un rapporto di rispetto reciproco. Grazie a questo cambio di prospettiva le relazioni non si giocheranno più, su chi comanda e chi esegue, su chi ha ragione o chi ha torto come ad esempio rispondendogli “Come ti permetti? Ora vai in camera tua e non puoi uscire fino a quando non te lo dico io!”. Queste sono tutte forme di potere che esercitiamo sugli altri. Ecco cosa scrive a tal proposito  T. Gordon: “Un adolescente non si ribella contro i genitori. Si ribella contro il loro potere” e allora quando sperimentiamo che stiamo creando muri nelle relazioni è venuto  il momento di cambiare prospettiva e creare ponti attraverso una pedagogia basata sull’empatia.

Giuditta Mastrototaro

 

Bibliografia per approfondire:

Daniele Novara. Punire non serve a nulla. BUR

Gordon Thomas. Relazioni efficaci. Come costruirle, come non pregiudicarle. La meridiana

Gordon Thomas. Né con le buone né con le cattive. La meridiana

Goleman Daniel. Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici. BUR

Giuditta Mastrototaro. Nascere e crescere alla luce dell’educazione empatica. StreetLib

Rosenberg, Marshall B. : Preferisci avere ragione o essere felice?; Edizioni Esserci