Insegnare con intelligenza emotiva ed empatia

La scuola non sempre riesce a tirar fuori le potenzialità dei propri alunni. Le difficoltà più grandi spesso si riscontrano nella didattica perché la scuola cerca di dare a tutti la stessa cosa. Il modello prevalente è la lezione frontale nella quale l’insegnante passa i contenuti e poi vengono verificati. Il risultato è una modalità di apprendimento e insegnamento passivo.

Il grande apporto che può donare invece una pedagogia basata sull’empatia è di presentare i contenuti in una forma assimiliabile. Partendo dai suoi vissuti, da quello che l’alunno sa già, valorizzando le sue competenze e la sua autostima in una forma didattica attiva e partecipata.

Non possiamo chiedere ad un alunno in età evolutiva di adattarsi a un modello di didattica uguale per tutti, è più coerente invece che gli apprendimenti siano presentati in un linguaggio pedagogico comprensibile a quel bambino o bambina e quindi personalizzabili.

Nel mio lavoro di Pedagogista a fianco delle famiglie e degli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA) ho verificato che non può esserci un apprendimento davvero efficace senza  tener conto di chi abbiamo davanti, delle sue potenzialità e del suo stato emotivo. Se imparo con interesse sarò spinto a farlo ancora e ancora, se apprendo con paura e ansia la cosa sarà totalmente diversa.

Le emozioni sono importanti, generano soprattutto nei bambini con un cervello ancora in evoluzione reazioni primitive di fuga o di attacco. Se il bambino fugge da qualcosa, evita di studiare, di fare i compiti o semplicemente si scoraggia dicendo: “Non ci riesco”. Se il bambino attacca la situazione vuol dire che assumerà comportamenti disturbanti in classe o a casa. In entrambe le situazioni ci sta comunicando un disagio.

Quando come genitori o insegnanti ci si accorge che il bambino si trova a disagio con la scuola, lo studio, l’apprendimento è bene intervenire fin dalle prime classi delle elementari dando supporto emotivo e didattico perché possa invertire presto la tendenza e ritrovare quella fiducia in se stesso e nelle proprie competenze che sembra aver smarrito.

Ormai gli studi delle neuroscienze confermano quanto sia importante insegnare con intelligenza emotiva. Lempatia ossia la capacità di sintonizzarsi sulla frequenza emotiva dell’alunno rende davvero possibile incontrare per prima cosa il cuore di quel bambino o bambina per poi facilitare il suo pieno sviluppo apprenditivo con una didattica attiva, partecipata e personalizzabile.

Giuditta Mastrototaro

 

Bibliografia:

Daniel Goleman, intelligenza emotiva: che cos’è e perché può renderci felici, BUR, 1995.

Daniela Lucangeli cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere, Erickson, 2013.

Giuditta Mastrototaro, nascere e crescere alla luce dell’educazione empatica, Streetlib, 2015.

Haward Gardener, intelligenze multiple, Anabassi, 1994