Senti il bisogno di crescere?

Quando siamo piccoli i nostri bisogni fondamentali sono quelli di essere cullati, presi in braccio, nutriti, curati nelle nostre esigenze fisiologiche attraverso questi gesti riusciamo ad avere sufficienti stimolazioni utili per sviluppare le nostre competenze e la nostra capacità di amare attraverso l’esempio la dedizione di nostra madre.

Man mano che cresciamo e le nostre capacità cognitive crescono i nostri bisogni si trasformano in bisogni meno tangibili e più astratti. Una carezza impariamo a riceverla anche in modo astratto attraverso la considerazione, l’attenzione, il rispetto, l’incoraggiamento, l’approvazione.

Quando non ci sentiamo ascoltati, rispettati e amati anche se facciamo finta di niente i nostri bisogni non scompaiono e quando non ce ne prendiamo cura spesso pretendiamo che gli altri ci diano quell’ascolto, quel rispetto e quell’amore che non stiamo dando a noi stessi.

Crescere vuol dire allora che riconosciamo tutte le parti di noi stessi. Quella che desidera evolversi, crescere ed esplorare nuovi terreni, nuove mete e quella che desidera restare al sicuro, al riparo, al caldo delle nostre certezze.

Se scegliamo di rimanere nella nostra zona di confort azioniamo le nostre risposte automatiche ossia quelle risposte che non vengono consapevolmente pensate,  ma sono reazioni sempre uguali di fronte al disagio, all’insoddisfazione alla frustrazione.

Inoltre, non ci prendiamo la responsabilità delle nostre reazioni ma diamo la colpa alle situazioni o agli altri. In realtà, queste risposte automatiche sono condizionate dalle cose che ci stiamo raccontando che generano in noi gli stessi pensieri e le stesse emozioni di cui diventiamo prigionieri inconsapevoli.

Se qualche volta riuscissimo a spostare l’attenzione verso l’interno, invece che verso l’esterno, ossia riuscissimo ad ascoltare quali sono i nostri bisogni che chiedono accoglimento, forse potremmo trovare altre strategie più utili, invece di cercare di controllare o incolpare gli altri del nostro dolore o delle nostre paure.

Forse potremmo essere per noi stessi quella persona amorevole, quel genitore compassionevole, quel capo incoraggiante quella guida spirituale che pretendiamo che gli altri facciano per noi.

Se continuiamo a seguire quella parte di noi stessi che vuole stare al sicuro non operiamo nessun cambiamento significativo di crescita perché preferiamo restare in ciò che conosciamo già, anche se è la sofferenza.

Ecco alcuni esempi pratici: “Mio marito non mi racconta nulla ed io cerco di fargli delle domande” dice lei. “Mia moglie mi fa sempre un sacco di domande ed io mi sento incalzato e non mi viene voglia di parlare” dice lui.

Questa relazione è disfunzionale perché stiamo cercando di forzare una situazione come vorremmo noi, senza accogliere veramente l’altro.

Carl Rogers (1977) afferma: “Nella persona vi è una forza che ha una direzione fondamentalmente positiva. Più l’individuo è capito e accettato profondamente, più tende a lasciar cadere le false “facciate” con cui ha affrontato la vita e più si muove in una direzione positiva, di miglioramento”

Ecco un altro esempio: “Il mio bambino piange tanto.” “Potresti provare ad allattarlo più spesso.” “Sì ma ci ho già provato e non funziona”. “Potresti provare a cullarlo” “Sì ma non si calma”.

Ognuna delle due persone sta cercando di soddisfare i propri bisogni. La prima ha bisogno di sentirsi considerata e ascoltata e la seconda ha bisogno di sentirsi riconosciuta nel suo ruolo di aiutante.

Abram Maslow (1962): “Quelli che nei bisogni fondamentali sono stati soddisfatti durante tutta la loro vita, particolarmente nei primi anni, sembrano sviluppare eccezionali capacità di resistere a presenti o future frustrazioni dei medesimi bisogni … Sono questi i tipi forti, che possono facilmente resistere ogni opposizione, che possono nuotare contro la corrente dell’opinione pubblica e che possono difendere la verità a gran prezzo personale… Quelli che nei primi anni di vita sono cresciuti forti e sicuri, tendono a restare forti e sicuri in tutti i pericoli e di fronte a tutte le minacce successive.”

Allora cosa possiamo fare di diverso?

Possiamo amare incondizionatamente i nostri bambini perché i bambini amati sono bambini sicuri e forti nelle tempeste della vita.

Possiamo imparare ad accettare e amare noi stessi, senza cercare di essere diversi. La pace con gli altri si raggiunge quando si è in pace con se stessi.

Possiamo imparare ad ascoltarci a guardarci dentro, senza mettere uno scudo o usare una spada per proteggerci.

Possiamo essere consapevoli dei nostri sentimenti anche quando non ci piacciono, senza lasciarsi travolgere da essi.

Possiamo imparare ad educare la nostra mente in modo da essere noi a gestire lei e non lei a gestire noi.

La nostra autorealizzazione la possiamo raggiungere solo partendo dalla nostra completa accettazione e muovendoci da quì che possiamo portare alla luce il potere che è in noi.

L’empatia è uno dei poteri che possiamo attivare verso noi stessi per rendere più bella la nostra vita e quella degli altri.

Giuditta Mastrototaro

Bibliografia per approfondire:

Abram Maslow (1962). Verso una psicologia dell’essere. Casa Editrice Astrolabio: Roma.

Carl R. Rogers (1977). Il potere personale. La forza interiore ed il suo effetto rivoluzionario. Casa Editrice Astrolabio: Roma.