Essere un buon genitore vuol dire che i nostri figli si liberino di noi

Crescere un figlio è un’esperienza coinvolgente e totalizzante.

Per tanti anni siamo immersi nel ruolo del genitore che accudisce e risponde a tutti i loro bisogni, così a un certo punto ci dimentichiamo che i nostri figli hanno bisogno di liberarsi di noi.

Facciamo degli esempi.

Accompagnare i nostri figli in bagno e stare con lui/lei mentre fanno i loro bisogni può avere un senso a tre anni. Occorre invece interrogarsi sul perché ce lo chiede ancora a sei anni.

Aiutarli a organizzare il proprio lavoro scolastico può essere utile alle elementari ma chiediamoci come mai non sia in grado di farlo da solo a dodici anni.

Cambiare le lenzuola e rifare i letti dei nostri bambini è efficace quando sono piccoli ma smettiamo di falro quando sono  adolescenti, non è più necessario perché sono in grado di farlo da soli.

Il compito dei genitori è proprio quello di dare sempre una possibilità ai figli di cavarsela da soli e di non essere più dipendenti da noi.

Quando i nostri figli ci dicono: “Lasciami in pace, ce la faccio da solo!” è il segnale che abbiamo fatto un ottimo lavoro educativo ed ora è il tempo di fare un passo in dietro.

Quello che abbiamo davanti è un bruco che sta sbattendo forti le ali per cercare di uscire dal bozzolo e volare.

Nostro figlio/a ha bisogno di tutta la sua forza per pompare ossigeno alle proprie ali e volare incontro alla vita e tanto più saremo di intralcio a questi naturali passaggi di vita e tanto più entriamo nel conflitto.

Allo stesso tempo il genitore ha bisogno di coraggio per lasciare al figlio l’oportunità di fare i suoi errori e di assumenrsi la responsabilità di ciò che accade.

Il mestiere del genitore è un ruolo difficile perché i nostri figli ci costringono a confrontarci con le nostre paure ad esempio quando ci dicono:“Sei cattiva!” oppure con le nostre ferite e con il nostro passato quando gli diciamo “Io alla tua età non mi comportavo in questo modo!”.

Ci sarà una fase nella vita dei nostri figli in cui ci rimprovereranno di non essere stati i genitori che avrebbero voluto e probabilmente anche noi l’abbiamo fatto (o almeno pensato) con i nostri genitori.

Le critiche che riceviamo, potrebbero darci l’opportunità di crescere nella reciprocità e nella tolleranza per guardare da una prospettiva più alta e comprendere le loro ragioni e i loro bisogni ma senza sminuire le nostre intenzioni e i nostri bisogni.

Quando ci sentiamo dire dai nostri figli adolescenti che niente di ciò che facciamo è giusto secondo loro, dobbiamo ricordarci che stanno trovando la forza per distaccarsi da noi per intraprendere la loro strada e cercare se stessi.

Ogni fase evolutiva da neonato a bambino ad adolescente è necessaria per realizzare il progetto ultimo della vita che è quello di fare a meno di noi.

Le relazioni autentiche sono quelle che fanno crescere le autonomie, non che le soffocano, creando dipendenze. La relazione genitore e figlio è un processo che gradualmente restituisce ai ragazzi la responsabilità di se stessi a loro stessi.

La figura del genitore pian piano farà da sfondo nella vita dei ragazzi perché essi possano realizzarsi pienamente.

Dobbiamo imparare a non essere necessari, a lasciare spazio e a diventare un rifugio al quale possano tornare per ricevere quel conforto, quell’ascolto e quell’empatia utile a ricaricare il loro serbatoio emotivo per poi ripartire senza di noi verso viaggio fantastico chiamato: vita.

Giuditta Mastrototaro