Che cosa rende sicuri o insicuri i nostri figli?

Ognuno di noi è in un costante processo di apprendimento per tutta la vita. Grazie a questo processo impariamo a costruire l’autostima e la sicurezza o insicurezza in noi stessi.

Che cosa rende insicuri:

  1. Pensieri che ci limitano. “Non ci riesco”Non è in grado di farlo da solo””Non sono la madre che vorrei” ecc.
  2. Non dare l’opportunità di usare le potenzialità. Se non diamo ai bambini la possibilità di sporcarsi, di fare degli errori e di rimediare, gli impediamo anche di imparare soprattutto da se stessi e dalle proprie esperienze. Facciamo un esempio. Se a ogni volta nostro figlio ci chiama per trovare i suoi indumenti questa crea dipendenza, se invece lo metto in condizione di trovare i suoi calzini o le sue mutande sarà una grande soddisfazione per il bambino e questo genere di esperienze creeranno autostima e autonomia. Possiamo iniziare fin da molto piccoli intorno ai due anni a lasciare che abbiano i loro oggetti personali a portata di mano.
  3. Vivere senza libertà. Pur con le più buone intenzioni spesso viviamo all’insegna del programmare e controllare tutto. Se ti illudi di controllare tutti i membri della tua famiglia spesso non riesci ad occuparti di te e diventi insoddisfatta, stanca, nervosa e irascibile. A chi giova? Concediti la libertà di non essere perfetta, di lasciar andare, di chiedere aiuto e di dedicare tempo a te stessa. In questo modo darai l’opportunità anche a quelli che ti sono vicini di fare lo stesso. Anche i tuoi figli potranno non essere perfetti, lasciar andare qualche cosa, chiedere aiuto quando ne hanno bisogno. Questo genera responsabilità.
  4. Aspettative. Ogni volta che ci aspettiamo che nostro figlio sia diverso da com’è, lo carichiamo di ansia. Smettiamo di pretendere che i nostri figli cambino perchè così noi genitori possiamo  essere felici.  La felicità è dentro e non fuori. Se viviamo con meno aspettative, potremo ottenere più di quello che speravamo. Possiamo essere noi quella pace, quel rispetto e quell’amore che invece cerchiamo dagli altri.
  5. Lasciamo andare le troppe spiegazioni. Spesso ci impegniamo a fare lunghe ramanzine o spiegazioni ai nostri figli senza renderci conto che i bambini e i ragazzi imparano davvero solo con l’esperienza. E’ ormai riconosciuto da diversi studi che si impara pochissimo soltando ascoltando qualcuno che ci dice cosa dobbiamo pensare o fare.  Impariamo davvero quando ci troviamo di fronte ad un problema e utilizziamo le nostre risorse interne per risolverlo. Questi concetti fanno parte della storia dell’educazione, risalgono ormai al secolo scorso ai concetti di pedagogia attiva. La pedagogia attiva dimostra che bisogna uscire dall’assunto di base che i bambini sono vasi vuoti da riempire, ma gli studi psicopedagogici ci dicono che per apprendere dobbiamo divenire soggetti attivi e protagonisti del nostro apprendimento. Lo psicologo e professore John Dewey  è famoso per il suo slogan: “Learning by doing” Imparo se faccio.

Che cosa rende sicuri i nostri figli?

  1. Creare un clima favorevole. Maria Montessori diceva che creare un ambiente a misura di bambino favorisce la sua autonomia. Allo stesso tempo è importante che vi sia anche un ambiente a misura di mamma, dove sia possibile avere degli angoli in cui poterci sedere, fare qualcosa di rilassante e trovare un tempo per sè perchè le emozioni sono contagiose e non c’è bambino che sia sereno e se i suoi genitori vivino in un costatnte stato d’ansia.
  2. Mostrare fiducia: ossia dare la possibilità ai nostri figli di sperimentare, sbagliare e riprovare e concedere questo anche a noi stesse.
  3. Restare un passo indietro : ciò vuol dire non avere l’intento di risolvere tutti gli ostacoli che il bambino è chiamato ad affrontare dalla vita. Lasciamo che i nostri figli usino le proprie potenzialità e siano orgogliosi per questo. C’è un bellissimo pezzo del film alla ricerca Nemo che parla proprio di questo.
  4. Le ricompense non sono contemplate. Ogni volta che dai un premio a tuo figlio per fare o non fare qualche cosa, sposti la gratificazione da interna ad esterna ossia comunichi che la soddisfazione per esserci riuscito dipende da cosa ne pensano gli altri e non dalla soddisfazione che prova. E’ un modo per controllare l’altro, per fargli fare quello che vogliamo noi. Non ha senso desiderare che i nostri figli siano autonomi e poi nel contempo volere che facciano quello che desideriamo noi. Rischiamo di disorientare i bambini che passano dal valore per se stessi e per esserci riusciti alla ricerca di oggetti che mostrino il proprio valore. Il rischio è che quando non ci sarà più l’oggetto, il premio, il regalo, il bambino perda la motivazione a fare proprio quella cosa che era davvero importante che imparasse.
  5. Tolleranza e accettazione. Ognuno di noi desidera essere accettato proprio così com’è. Se vogliamo che i nostri figli cambino i propri comportamenti non possiamo esimerci dal riconoscere che quei comportamenti soddisfano in qualche modo i loro bisogni. Riconoscere e accettre i bisogni dei nostri figli è il primo passo per poi mostrare a loro altri modi per soddisfarli.
  6. Pensare positivamente. Scegliere pensieri positivi di fronte alle sfide della vita ci aiuta a vivere meglio. Parole come: “Se non ci sono riuscito, la prossima volta andrà meglio” ”Ho fiducia in me” “Mi fido di te” donano speranza e incoraggiamento a noi stesse e ai nostri figli.
  7. Mostrare empatia. Ci sono sempre delle buone ragioni per cui i figli fanno o non fanno delle cose, scoprire i bisogni dietro le azioni, potrebbe aiutarci a comprenderli meglio. Restiamo in contatto anche con i loro sentimenti. Se nostro figlio è sereno, non c’è motivo di preoccuparsi. Se appare turbato forse c’è qualcosa che possiamo fare di diverso, mostrando empatia per quello che prova e lasciando che trovi le sue soluzioni.

Giuditta Mastrototaro

 

 

Bibliografia per approfondire:

Dewey, J. (1992). Democrazia e educazione. Un’introduzione alla filosofia dell’educazione. (E. Agnoletti, P. Paduano, Trad.) Milano: La Nuova Italia.

Mastrototaro, G. (2015). Nascere e crescere alla luce dell’educazione empatica. Milano: StreetLib.

Rosenberg, M.B. (2011). Comunicare con empatia. Reggio Emilia: Edizioni Esserci.