Le regole

 A cosa servono le regole?

Le regole sono importanti perché proteggono un confine. Maria Montessori diceva che i confini sono necessari per dare ordine interiore anche se le regole si esprimono in maniera differente in base al contesto.

Il modello di genitore che abbiamo nella nostra testa era forse adatto per il contesto culturale in cui siamo vissuti, ma oggi non esiste lo stesso contesto. L’uomo è un essere adattabile, in un continuo processo di crescita, è influenzato dalla cultura, dal contesto ambientale, dagli strumenti mediatici, dal contesto familiare come dalla sua genetica. Seppure i bambini siano sempre bambini dal punto di vista dei loro bisogni essenziali di attenzione, di cura, di amore e di sicurezza, cambiano però il modo in cui questi bisogni sono soddisfatti nella nostra società.

In sostanza se ci aspettiamo che nosro figlio stia buono e zitto come forse abbiamo fatto noi quando eravamo piccoli, credo che ognuno di noi abbia ampiamente sperimentato che con nostro figlio non funziona.

Educare con empatia quindi non ha niente a che fare con qualche teoria preconfezionata, ma vuol dire imparare a entrare in contatto con noi stessi, con i nostri dialoghi interiori, con il bambino che siamo stati, in modo da distinguerlo dal bambino che oggi è nostro figlio.

Se non impariamo a fare pace con il bambino che siamo stati il problema delle regole, non riguarda i bambini ma i genitori. Tutto ciò potrebbe sorprendervi ma occorre superare alcuni luoghi comuni per capire concretamente la questione.

Ecco alcuni luoghi comuni:

Il bambino non vuole fare le cose quindi ha qualcosa che non va. Non è nostro figlio che non vuole fare le cose, è che spesso noi adulti abbiamo aspettative irrealistiche di ciò che dovrebbe o non dovrebbe fare. Ad esempio se penso che il mio bambino debba dormire tutta la notte e ha meno di tre anni, non è il bambino che ha qualcosa che non va, ma è cosa ci aspettiamo dal bambino che ha qualcosa che non va.

Il bambino non è al passo con i compagni quindi è pigro. I bambini non rimangono ripetutamente indietro ad esempio nei dettati per un capriccio.  Il bambino che spesso rimane indietro è perché non sa fare di meglio. Prima di additare la colpa al bambino, proviamo a leggere meglio la situazione. Potrebbe aver bisogno di supporto oppure semplicemente di più tempo.

Il bambino è furbo e vuole fregarci. I bambini non sono furbi o manipolatori. Molto spesso i bambini hanno un modo creativo e fantasioso di guardare alla realtà che non ha niente a che vedere con la furbizia, salvo che imitino degli atteggiamenti che vedono in noi adulti.

Il bambino ha sempre ragione. Il bambino ha le sue ragioni ma anche gli altri hanno le loro. Non coltiviamo l’egocentrismo nei nostri figli, difendendoli in qualunque situazione. Non c’è niente da difendere perché nessuno sta attaccando. Ogni situazione conflittuale che sia a casa o a scuola parte da paure, convinzioni, bisogni diversi, comprendere questo vuol dire uscire dal concetto che c’è chi ha ragione e chi ha torto. Occorre affrontare i conflitti senza perdenti, ossia dove siano riconosciuti i sentimenti e i bisogni di ognuno.

Se vogliamo educarli a essere organizzati, disciplinati, onesti e a credere in loro stessi dobbiamo iniziare dall’esserlo noi genitori.

Molti di noi genitori già lo fanno, svegliandosi ogni mattina prima dei figli. Programmando le faccende domestiche e chiedendo ad ogni membro della famiglia di collaborare. Essendo disponibile nell’affrontare l’eventuali crisi, che non mancheranno, ma senza che queste situazioni debbano per forza dimostrare l’inadeguatezza di genitori e figli. Fiduciosi che ogni conflitto può divenire il terreno fertile per imparare con onestà ogni giorno a fare meglio.

Ecco alcune cose da evitare:

Non lasciamo i nostri figli in balia di tante persone: il nonno, la vicina di casa, la tata, lo zio o mille insegnanti di ripetizione corriamo il rischio che si sentano frammentati in tante relazioni e tante regole differenti.

Non concediamo sempre “tutto” ciò che desiderano, è invece importante che imparino ad aspettare, altrimenti nel dargli tutto, rischiamo che non diano valore più a niente.

Facciamo attenzione a non lasciare i nostri figli soli quando vivono forti emozioni. Quando i bambini hanno delle “crisi di nervi” ad esempio quando gli diciamo dei “no”, per i genitori è spesso una prova difficile. Non spaventiamoci, non andiamo in ansia, non arrabbiamoci a nostra volta,  ma stiamo al loro fianco, senza necessariamente fare qualcosa ma essendoci come presenza silenziosa e rassicurante. Lasciamo che i nostri figli possano contribuire a migliorare la situazione, senza fare noi al posto loro.

Possiamo riuscire a fare tutto ciò se riusciamo a guardare a noi stessi con empatia, diventando dei genitori amorevoli verso noi stessi, prima di esserlo verso i nostri figli. Ciò ci impedirà di chiedere ai bambini di rinunciare a parte di loro stessi per sentirsi accettati da noi genitori. I genitori possono invece creare uno spazio in cui le regole non saranno imposte ma condivise in un clima di rispetto reciproco ed empatia.

Giuditta Mastrototaro