I morsi al nido

Quando l’educatrice ci comunica che il nostro bambino è stato morsicato da un compagno e vediamo incisi i dentini sul suo corpo, molte emozioni possono venire alla luce: dispiacere per il nostro bambino, rabbia perché desideriamo che i nostri figli vengano maggiormente protetti e  preoccupazione che possa accadere di nuovo. Alcuni pensieri di sfiducia possono essere presenti come quello di pensare che il nostro bambino non si sappia difendere o che sia traumatizzato da una tal esperienza.

Non è certo meno pesante per il genitore che viene informato che il proprio bambino ha morsicato un suo compagno. Il genitore può sentirsi dispiaciuto per il suo compagno, a disagio per come si è comportato il proprio bambino e preoccupato sul come far capire al bambino che non è una soluzione valida il morsicare.

In realtà nella fascia 0-3 anni non è inusuale che i bambini mordano o siamo morsi da altri bambini. Questo comportamento rientra nelle manifestazioni comportamentali fisiologiche.

Il bambino che morde non ha un carattere violento o è un maleducato. I piccoli non hanno alcuna intenzione né consapevolezza di nuocere al compagno. E’semplicemente un modo per esprimere una certa frustrazione perché magari qualche bambino si è avvicinato troppo e sembra minaccioso oppure perché gli sta portando via un gioco.

Al contempo il bambino che viene morsicato, pertanto, non è vittima di azioni violente, né di bullismo e neanche di noncuranza delle educatrici.

A tutti i genitori sta a cuore la felicità e il benessere del proprio figlio, desiderano che diventi una persona capace e di successo e che siano preparati ad affrontare eventuali avversità della vita con competenza emotiva.

I morsi non rientrano negli strumenti che i genitori vorrebbero che i loro figli usassero per reagire alle situazioni che non riescono a gestire.

Può anche capitare che il genitore faccia riemergere sue antiche esperienze di prevaricazione o di violenza che ha vissuto e le proietti su ciò che è accaduto al bambino. Ciò non fa altro che amplificare l’episodio e metterlo in una prospettiva poco costruttiva che può avere delle ripercussioni negative nei rapporti con gli altri genitori, con le educatrici e con il proprio bambino.

Per fortuna i nostri piccoli vivono nel presente e seppure l’esperienza del morso o della tirata di capelli non sia una cosa piacevole, sono in grado di circoscriverla in quel momento e riuscire a superarla e a farne tesoro come ogni altra esperienza della loro vita. Spesso quando il dolore finisce, tornano a giocare con l’amico che li ha morsi poco prima, senza rancore.

E laddove, invece il bambino non abbia più piacere a giocare con quell’amico, può essere allo stesso modo un’esperienza costruttiva perché gli ha insegnato a proteggersi dalle reazioni di quel compagno.

Può anche capitare che il bambino si svegli di notte e pianga in relazione al morso ricevuto, questo accade perché durante il sonno il bambino rielabora ciò che gli accade di giorno. In questi casi il bambino ha bisogno di sentirsi rassicurato per poter riprendere ad affrontare con fiducia le nuove esperienze. Nello stesso tempo occorre costruire un rapporto di fiducia con le educatrici perché facilitino i rapporti sociali tra pari.

I sei passi per affrontare queste situazioni

 Resta centrato. Frequentare il nido rappresenta per il bambino e la sua famiglia un percorso di crescita nel quale genitori e figli imparano a gestire alcune sfide come inevitabili: conflitti e visioni educative diverse.

Distingui i tuoi vissuti emotivi da quelli del bambino. Spesso noi siamo proiettati nel futuro mentre il bambino vive nel quì ed ora e quello che a noi genitori sembra un “sarà sempre così” in realtà è un naturale passaggio di vita.

Un passo in dietro. Il bambino attraverso le esperienze piacevoli e spiacevoli impara a navigare nel mare della vita e a costruirsi i suoi strumenti di relazione. Il ruolo del genitore è quello di lasciargli lo spazio e il tempo per cadere e rialzarsi, avendo fiducia in lui e nelle sue potenzialità che saprà tirare fuori al momento giusto.

 Un passo in avanti. Occorre trovare il giusto equilibrio che non penda verso l’iperprotezione che impedisce ai bambini di fare esperienze significative per il loro sviluppo ma neanche nel non tenere conto dei loro vissuti e delle loro emozioni.

Genitori ed educatori dovrebbero lavorare in sinergia per creare un clima caldo, attento alle emozioni dei bambini, per favorire competenze sociali basate sull’empatia, la resilienza e l’intelligenza emotiva. I genitori e gli educatori possono aiutare i bambini a comprendere ciò che accade verbalizzando: “Giulio ho visto che Anna ti ha morsicato e tu hai pianto.  Ti fa molto male?”. “Anna ti sei spaventata e arrabbiata perché Giulio ti ha preso il gioco?”. “Cosa possiamo fare la prossima volta?”

 Un ultimo passo e sei arrivato. Verbalizzare ciò che accade e i sentimenti connessi all’esperienza aiuta i bambini e gli adulti a mettersi in una giusta distanza nella gestione dei conflitti, piuttosto che farsi gestire da reazioni di fuga o di attacco. La connessione emotiva è sempre una chiave efficace per rielaborare e crescere in ogni esperienza.

Giuditta Mastrototaro