Il Natale per chi è triste

Il periodo natalizio non evoca per tutti gioia, felicità, fiocchetti e regali per alcuni di noi è un momento triste perché il Natale è spesso colorato dallo spirito della famiglia e degli affetti e chi ha perso una persona cara questo spirito non riesce a viverlo a pieno.

Ecco allora che pensieri di tristezza e di malinconia vengono ad affollare la nostra mente e spesso ci si sente soli. La malinconia per aver perso un figlio, un coniuge,  una madre ecc… sembra che proprio ogni Natale si rinnovi.

Un altro dolore che può venire a bussare alla nostra porta delle feste è il divorzio o la separazione che può evocare un senso di fallimento e di impotenza nell’aver desiderato che le cose andassero diversamente e nonostante ci abbiate provato, sembra che niente abbia funzionato.

In tutte queste e simili situazioni sembra comunque che nella nostra tavola delle feste manchi un piatto.

Sappiate che il mio cuore pulsa insieme al vostro e vi esorta a prendere cura di voi stessi.

E’ tempo che lasciamo andare la tristezza, il risentimento,  la paura, insomma le nostre ferite interiori.

E’ tempo che ci occupiamo delle accuse che stiamo dando a noi stessi o quelle che addossiamo agli altri.

Non possiamo cambiare il passato ma possiamo cambiare il modo in cui guardiamo al presente, lavordando su noi stesse e amando quelli che sono ancora con noi. Concentriamoci sulla  gratitudine, piuttosto che sul rancore.

C’è sempre abbastanza per essere felici se viviamo nel presente, concentrandoci su ciò che abbiamo invece che su ciò che non abbiamo. Restiamo nel presente nel qui e ora, senza perderci nel passato o nel futuro.

Possiamo essere nel presente solo quando accettiamo ciò che accade o è accaduto nella nostra vita.

Quando ci sentiamo tristi possiamo chiederci: “Che cosa sto dicendo a me stesso?” ”Che cosa voglio cambiare nel mondo esterno invece di cambiare il mio mondo interiore?” “Che cosa esattamente sto rifiutando?” “Come posso dare un significato più grande a quello che sto vivendo?”

Tutti meritiamo di sentirci amati ma occorre anche il coraggio di smuovere il terriccio, di togliere le erbacce dei pensieri limitanti e giudicanti e donarci un po’ di empatia per poi alzare lo sguardo verso un orizzonte più ampio.

Buon Natale.

Poesia


 A mio figlio Mattia

“E’ entrata da sotto la porta come un vapore acqueo azzurrognolo e si è insinuata nella sua culla, ho sentito freddo e un brivido lungo la schiena. Improvvisamente tutto si è fermato e un suono lungo e assordante rimbomba nella stanza: “Non c’è più battito” “ Non c’è più respiro” .

Il gelo ha pervaso la mia anima, ha scavato dentro una nicchia. Le gambe non reggono il peso. Mi accascio in un angolo della stanza. Mi rannicchio e piango, lacrime calde e disperate.

Vago senza meta e immagino quel figlio grandicello che cammina con quell’andatura insicura. Lo vedo aprirmi le braccia chiamandomi con quel nome: “Mamma”.

 La serata finisce sui divani con persone che mi dicono parole di conforto e mi abbracciano, non le sento fisicamente, le vedo.

 Poi il divano si svuota e restano solo le fosse dei corpi impresse sui cuscini e un cimitero di bicchieri sporchi.

Ora dopo tanto tempo sento quel figlio accanto ai miei passi, dietro le mie spalle, grande e possente, lo ascolto nel fruscio del vento, lo vedo nell’azzurro del cielo, lo contengo nel mio corpo come parte della mia anima. Lo sento come una luce che ascolta una persona smarrita e che accoglie un bambino indifeso.”

Giuditta Mastrototaro

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