Ogni relazione ci insegna qualcosa su noi stessi

Le relazioni significative che intessiamo con le persone attorno a noi, lasciano un segno che ci portiamo dentro. Ogni relazione ci insegna qualcosa su noi stessi e sul modo in cui interpretiamo il mondo. Possono esserci delle emozioni positive che ci segnalano che siamo in connessione con l’altro oppure delle emozioni negative che ci dicono che qualcosa non va.

Non sempre riusciamo ad essere in empatia con noi stessi, e per questo pensiamo che sono gli altri a farci arrabbiare e questo porta a incomprensioni, disaccordi, conflitti e vivide emozioni. Soffermarsi a pensare a tutto ciò, può aiutarci invece a comprenderci meglio.

Quando viviamo un disaccordo con un’altra persona è probabile che proviamo sentimenti di rabbia e di risentimento e solitamente sotto la rabbia c’è il dolore. Il dolore ci parla dei nostri pensieri, dei nostri giudizi su noi stessi o su gli altri. Su come dovrebbero essere gli altri o su come dovremmo essere noi. Ecco alcune frasi d’esempio che potremmo dirci: “Mio marito non avrebbe dovuto essere così disattento nei miei confronti” “Non avrei dovuto essere così severa con i miei figli” “Mio figlio non può trattarmi in questo modo”.

Se per un attimo riuscissimo a concentrarci non su cosa non vogliamo, ma su ciò che vogliamo, questo potrebbe cambiare i nostri sentimenti e anche le nostre relazioni in maniera più positiva.

E’ depotenziante pensare che è colpa degli altri il motivo per cui ci sentiamo in un certo modo. Questo pensiero parte dal presupposto che gli altri devono essere diversi, prima che ci si possa sentire bene. “Se mio figlio fosse più collaborativo, se mio marito fosse più affettuoso, se il mio collega fosse più chiaro… allora io mi sentirei meglio”.

In realtà gli altri fanno o non fanno delle cose per rispondere ai loro bisogni. E’ importante assumerci la responsabilità dei nostri sentimenti, per quanto di primo acchito possa sembrare difficile, è utile non incolpare l’altro dei nostri sentimenti: “Mi fai sentire così….”. In realtà arrivare gradualmente a comprendere che i nostri sentimenti non dipendono dagli altri, ci rende meno dipendenti e ci libera dal senso d’impotenza, ma può invece aprirci a nuove possibilità.

Se invece ogni volta che sperimentiamo qualcosa che non ci piace riuscissimo a concentrarci su ciò che vorremo nella nostra vita e non a ciò che non vorremmo, forse riusciremmo a mandare dei messaggi più chiari, riguardo ai nostri bisogni e scopriremmo che ci sono tanti modi che possiamo trovare per sentirci meglio e che non devono per forza essere legati al comportamento dell’altro.

In realtà possiamo sentirci bene se decidiamo che vogliamo sentirci meglio e questo impegno che prendiamo con noi stessi porterà influssi benefici alla nostra vita e di riflesso anche alle nostre relazioni.

Se desidero che mio figlio sia più collaborativo  e sono arrabbiata occorrerà che prima chiarisca in me stessa quali giudizi sto facendo su di lui e poi una volta entrata in connessione con i miei bisogni potrei ad esempio chiedergli se sarebbe disposto a fare concretamente una cosa che sento può aiutarmi.

Se voglio che mio marito sia più affettuoso ad esempio posso cercare di essere più disponibile e amabile. Se preferisco che il mio collega sia più chiaro  posso spiegargli cosa mi sembra di non comprendere. Il potere più grande che possiamo esercitare e quello su noi stessi e sui nostri vissuti e non su gli altri.

Non è ricevendo amore che si sta bene, o meglio non è sempre così, perché a volte non riusciamo a cogliere l’amore dell’altro, ma è stando bene con noi stessi e sperimentando autoempatia che siamo più aperti e più disponibili a ricevere e dare amore.

Giuditta Mastrototaro

Bibliografia:

Ester e Jerry Hicks, La legge dell’attrazione e le relazioni affettive, Tea 2001 Milano.

Gary Chapman, i 5 linguaggi dell’amore, Elledici 2002, Torino.

Giuditta Mastrototaro, Nascere e crescere alla luce dell’educazione empatica, Narcissus 2015, Milano.